NEHA
La porta del Subcontinente indiano. Varanasi, India.
Mercoledì 21 marzo 2018
Arriva quel momento della tua vita in cui sei chiamato a mettere tutto ciò che conosci in discussione.
Tutte le tue certezze e tutti i tuoi preconcetti, che gelosamente custodisci dentro di te, si dissolvono velocemente senza che tu possa muovere un dito.
Misi i piedi nel Subcontinente indiano il 25 gennaio 2018 e da lì la mia vita cambiò.
Ero Sara, una persona che si pensava forte e pronta ad affrontare qualsiasi cosa.
Ero Sara ed ero completamente ignara dell’ uragano che stava per abbattersi contro di me, ero piccola, sola e lontana da tutto ciò che conoscevo.
Bambina Munda.Datina Kali (ultimo villaggio nella foresta del Bengala). Bangladesh.
Sabato 3 febbraio 2018.
Dal caldo della mia casa di provincia, mi ritrovai nella foresta del Bengala tra i Munda, che
costituiscono un gruppo molto piccolo di tribali che vivono in diverse parti del Bangladesh.
I Munda sono estremante ospitali, sanno farti sentire incredibilmente gradito e speciale e condividono con te tutto quello che hanno… e a volte quello che hanno è davvero poco.
La tranquillità della foresta è un dolce abbraccio, un ritorno alla natura, molto spesso però il canto ridondante dei grilli e degli insetti viene interrotto dal Muezzin che chiama i fedeli alla preghiera.
Nello loro piccole case di fango e paglia mi sono sentita in famiglia, coccolata e apprezzata. Questa gente mi ha insegnato il valore dello stare insieme.
Facendo un sincero esame di coscienza ho notato con tristezza che questo concetto, così semplice da leggere, nel quotidiano sta cadendo sempre di più in secondo piano tanto da essere dimenticato nel cassetto più piccolo di un vecchio armadio impolverato della nostra mente.
Siamo sempre di più alla ricerca di grandi gesti e grandi imprese … quando in realtà, per farci apprezzare, amare e per dimostrare il bene agli altri basterebbe donare parte del nostro tempo.
Ho imparato la semplicità delle piccole cose, ho imparato che non serve sapere un’altra lingua per comunicare.
Attraverso le attenzioni e l ‘amore possiamo parlare tutte le lingue del mondo.
Gruppo di bambini Munda.Bangladesh.
Sabato 3 febbraio 2018
Camminando nelle vie del bazar piene di gente, o nelle strade sterrate dei villaggi, mi è capitato spesso di imbattermi in gruppi di bambini coloratissimi, con i visi pitturati e i piedini pieni di terra, intenti a giocare con noci di cocco, pezzi di legno e giocattoli rotti.
Improvvisamente senza costumi futuristici, navicelle spaziali né pelle verde e occhi giganti mi trasformavo in un curiosissimo alieno bianco.
Ho visto le più svariate reazioni: chi ha pianto vedendo il mio viso troppo chiaro, chi ha riso e chi ha deciso di lanciarsi tra le mie braccia e invitarmi a giocare.
Ho avuto per la prima volta nella mia vita la sensazione che prova un pesce rosso nell’ acquario mentre viene osservato.
Allo stesso tempo, però, ho con gioia imparato che i bambini sono come uno specchio: se tu sorridi, loro esplodono di allegria e diventi loro amico con una naturalezza meravigliosa.
Bambino Munda durante il tramonto. Bangladesh.
Martedì 6 marzo 2018
Ho rincorso la felicità per tutta la vita, vedendomela sempre sfuggire di mano.
Più la si rincorre più essa scappa a gambe levate.
La nostra vita va veloce senza mai trovare tregua o un attimo dove fermarsi e apprezzare ciò che ci circonda.
Quando vidi questo piccolo bambino che curava i suoi pulcini in mezzo al fumo di un fuoco, il mio mondo ha smesso di girare per un attimo e mi sono fermata ad osservalo.
Durante l’ora del tramonto in Bangladesh, tutto rallenta e diventa più dolce.
L’odore di fuliggine, la luce arancione, l’odore di cibo e le voci lontane.
Questa piccola creatura chinata e affacciata ad una gabbia di legno ha riportato la mia mente a ciò che stavo perdendo: il vedere il mondo con entusiasmo, come per la prima volta.
Cerchiamo attraverso enti esterni una felicità che ci appartiene solo per brevi lassi di tempo, ci circondiamo di caos e confusione per non sentire la nostra voce interiore che soffoca e piano piano si assopisce.
La nostra spensieratezza, che ci appartiene nella prima fase della vita, lentamente va a morire; e i bambini meravigliati dal mondo che quasi tutti noi siamo stati scompaiono in una nebbia grigia fatta di impegni, negatività, noia, insoddisfazione e tanta tanta infinita tristezza.
Io un po’ sono rimasta lì, con quel bambino, a curare i pulcini.
Scuola per Bambini Dalit.Bangladesh.
Martedì 6 febbraio 2018.
Calcutta é strana: un pizzico di occidente fatto male misto al peggior girone dell’ inferno dantesco. Donne con blue jeans e scollature, millennium park pieno zeppo di coppiette che amoreggiano, molti uomini in camicia, occhialoni e mèches bionde nei capelli… telefoni all’ ultimo grido e negozi stracolmi di neon bianchi e oggetti di tendenza.
Poi giri l’angolo, ti avvicini ai binari e la situazione é devastante: odore di urina e morte, bambini che giocano con i rifiuti, case create con sacchi di plastica, famiglie che vivono nell’ immondizia e pattume ovunque.
Devi fare slalom tra gli anziani morenti e gli escrementi umani.
La gente è abbandonata lì, con gli occhi vuoti, come se avessero perso l’anima… spenti e rassegnati come se non potesse cambiare nulla.
Ho visto un cadavere sulla riva del fiume, marcio, pieno di mosche e gonfio di acqua, divorato dai corvi con a fianco una madre e dei bambini che si facevano il bagno.
Mi trovavo in centro, quando vidi un piccolo bambino che avrà avuto più o meno due anni, sdraiato per terra, con la bocca aperta sull’ asfalto, buttato lì tra l’indifferenza della gente come se fosse cartaccia buttata al suolo.
Questa è la legge dell’intoccabilità e nessun fuori casta può sfuggire a questo destino di discriminazione, ripudio ed emarginazione.
Il destino di nascere donna. Varanasi, india
Martedì 27 marzo 2018.
La nascita di una bambina in una famiglia è considerata una disgrazia in tutto il subcontinente indiano per questioni economiche.
La maggior parte della popolazione è di sesso maschile, il motivo di questo fenomeno è che un elevato numero di donne muoiono prima di aver raggiunto l’età adulta.
Il numero ridotto di donne è anche dovuto all’infanticidio e all’aborto selettivo femminile che colpisce circa un milione di neonate l’anno. Nel 2011 il governo ha dichiarato che mancavano circa tre milioni di femmine alla popolazione.
“Black eyes sweet soul,
I’m lost in your big eyes
And I saw my reflection as in a mirror.
You have no idea how much I wanted to deliver you from evil,
Spare your innocence and youth.
Black eyes, sweet soul.
I hope that you can keep your purity…
Total purity is not possible in this world… I know,
But not for your beautiful black and big eyes.”
Condizione della donna nel subcontinente indiano.Varanasi, India.
Domenica 25 marzo 2018
- Privazione di libertà di pensiero, di azione e di opinione.
- Proprietà del marito o del padre.
- Sottomissione e schiavitù.
- Problemi psicologici e conseguenze mentali come complessi di inferiorità e mancanza di autostima.
- Fenomeni di suicidio.
- Fenomeno delle spose bambine e dei matrimoni forzati.
Ho passato momenti di confusione in cui non capivo più nulla, dove la mia mente era annebbiata dalle regole di questa società difficile; ho pianto, ho riso, ho cercato di trovare risposte a tanti “perché “… molte non le ho trovate e forse non le troverò mai.
Mi ha fatto male la mancanza assoluta di libertà nel scegliere per se stesse, i volti coperti e la paura verso il genere maschile.
Mi ha fatto male non vedere coppie per mano per strada e vedere ragazze più giovani di me con figli e con il futuro già scritto.
Mi fa soffrire che l’amore sia una cosa lontana e rara e che venga ostacolato dagli interessi economici.
Ho odiato che l’orgoglio sia più importante della vita e dell’affetto e che si preferisca rovinare la vita ad una figlia piuttosto che disonorare il buon nome della famiglia.
Ho cercato di immedesimarmi e di comprendere, ma non ci sono riuscita.
Sono stata cresciuta da una madre forte come capo famiglia, che mi ha insegnato con le unghie e con i denti il valore delle donne e le infinite qualità che nascondiamo dietro tratti gentili e buone maniere.
Mia madre mi ha dimostrato che dentro di noi abbiamo una tigre e che niente e nessuno può ostacolare una nostra decisione o un nostro sogno… la mentalità che ho visto lì per me é inaccettabile e mi fa perdere la testa dalla rabbia.
È tutto sbagliato.
Tutto profondamente sbagliato.
Shanti Shanti.Varanasi e Calcutta, india.
Martedì 3 aprile e martedì 20 marzo 2018.
“Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo”
È un motto contro la frenesia che caratterizza gli occidentali.
Siamo abituati ad una vita fatta di comfort ed a una super tecnologia che ci semplifica ogni minima azione.
Eppure, di tutto questo mare innovativo e sempre all’avanguardia, non rimane che il sapore di superficialità.
Siamo diventati incapaci di vivere nonostante abbiamo qualsiasi cosa.
Ci siamo scordati di fermarci e di goderci il tempo, ci siamo dimenticati di vivere la vita in tranquillità, facendoci coinvolgere da una realtà frenetica che non è assolutamente a misura d’uomo.
Dall’altra parte del mondo ho imparato che altre culture non sono schiave del tempo e ne hanno una concezione totalmente diversa.
Guardano la luce del sole, mangiano quando hanno fame e dormono quando cala la notte.
Nessun robot lavora per loro, nessuna ansia è legata al tempo.
Abbiamo orologi sempre più grandi ma sempre meno tempo per gli altri.
Masala Chai.Arambol, Goa, India.
Mercoledì’ 18 aprile 2018.
Niente sa più di India che 10 rupie e un bicchierino di Chai.
Il Chai è un the speziato con il latte, molto famoso ed apprezzato in queste terre, come per gli italiani lo è il caffè.
E’ sempre un momento giusto quando si parla di Chai!
Il Chai è ospitalità, è un momento da condividere con gli amici, ti salva la vita alle 6 di mattina nei lunghi tragitti in treno e ti rinfresca quando ci sono 50 gradi all’ombra.
Nei mesi passati in India questa bevanda è stata fondamentale, un momento in cui fermarsi e apprezzare la vita.
Riconduco il suo sapore ai miei amici che mi hanno accompagnato in alcune parti del mio viaggio e ai nostri momenti in cui bastava dire: “Chaino? Why not!“.
In questa foto un Baba di Goa prepara il Chai per gli ospiti in un pentolino molto sporco, ma che probabilmente da sapore al tutto.
Baba.Varanasi, India.
Martedì 3 aprile 2018
Varanasi è il centro del mondo, qui respiri l’essenza della vita e della morte.
Il potere che avvolge questa città è indescrivibile, ti cattura e ti unisce al tutto.
Il fiume Ganga scorre lento, trasporta la vita quotidiana di ogni essere umano in tutte le sue sfumature.
Donne sui Gath lavano i lunghissimi e coloratissimi Sari e li stendono al sole, pitturando la città di mille colori.
Gruppi di bambini giocano a cricket, altri innalzano al cielo bellissimi aquiloni.
La Puja ferma il tempo e infinite anime luccicanti se ne vanno lente nelle acque della grande madre.
I fuochi ardenti e sempre accesi dei crematori scaldano la luce della notte, rendendo Varanasi la città eterna.
La sacralità circonda tutto: oggetti, edifici, animali e uomini.
I Sadhu sono delle figure che in India esistono da migliaia di anni, sono coloro che decidono di mollare la vita sociale per dedicarsi alla santità e alla ricerca dell’illuminazione. Molti di loro mendicano sulle rive del Gange, alcuni per stare vicini alla madre, altri per spillare soldi ai turisti.
L’ultimo treno per Kochi,India.
Domenica 13 maggio 2018.
Avrei voluto viverti meglio mia cara, sporca, caotica, meravigliosa ed intensa India.
Non era pronta a te, e lo sapevo bene! Mi hai distrutto e messo in discussione, mi hai fatto piangere e arrabbiare.
Però, adesso che ti sto lasciando, mi rendo conto di quanto tutto questo sia stato grandioso, di quante volte mi hai riempito gli occhi di meraviglia e felicità, come un bambino che scopre il mondo e si stupisce di qualsiasi cosa.
Mi hai cambiato la mente, mi hai fatto capire quanto ho ancora da modificare e scoprire in me: nella mia testa e nella mia anima.
Mi hai aperto gli occhi scuotendomi forte. Non ero pronta a te… non si è mai troppo pronti per guardarsi dentro sinceramente.
Non so ancora se ti amo o se ti odio, ma so di certo che è un arrivederci.